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06. Novembre 2019

Cimice asiatica: riconoscerla e debellarla

Le cimici, insetti appartenenti alla famiglia degli artropodi, sono diffuse in tutto il mondo. Attualmente se ne conoscono circa 40.000 specie, delle quali oltre 1000 vivono nell’Europa centrale. Pur distinguendosi le une dalle altre, c’è una caratteristica che le accomuna tutte: la proboscide. Le cimici si sviluppano da un uovo attraverso 5 stadi larvali prima di trasformarsi nell’insetto adulto.
 

La cimice asiatica

È un insetto originario dell’Asia orientale, giunto in Europa grazie al commercio e al turismo, che negli ultimi anni ha conseguito una notevole fama come parassita. Il primo avvistamento risale al 2004 a Zurigo. Inizialmente compariva in tarda estate o in autunno alla ricerca di un luogo di svernamento sulle pareti soleggiate delle case ma, nel frattempo, si è diffuso in tutta l’Europa centrale con conseguente aumento della popolazione, convertendosi in parassita pericoloso per alcuni prodotti agricoli europei.

Impatto sulla frutticoltura altoatesina

La cimice asiatica potrebbe potenzialmente diventare il parassita più dannoso per le più importanti colture dell’Alto Adige, una regione che offre condizioni ideali per la sua proliferazione oltre a una ricca offerta di cibo, come mele, uva, pere, prugne e ciliegie. In Alto Adige, il primo esemplare di individuo adulto di cimice asiatica è stato rinvenuto nella primavera del 2016; un frutticoltore di Naturno lo scoprì in un secchio di olio di paraffina della ditta Bayer, evento non particolarmente sorprendente, dal momento che l’insetto ha raggiunto l’Europa attraverso il trasporto di merci, infiltrandosi negli imballaggi. Dopo questo ritrovamento è stato chiesto agli agricoltori di controllare con maggiore attenzione la sua eventuale presenza; in breve tempo, la cimice è comparsa in Val Venosta, nella Bassa Atesina, nel Burgraviato e nell’area di Bressanone, diffondendosi nel frattempo in tutta la regione poiché l’intero territorio presenta condizioni ideali per la riproduzione.

Danni alle mele

La cimice asiatica danneggia le foglie e i frutti mediante suzione: punge i frutti con gli stiletti, sottili boccagli aghiformi, e inizia ad estrarre il succo dalla pianta, introducendovi così un enzima endogeno in grado di causare deformazione e disseccamento nell’area colpita. Attraverso i punti di inoculo su frutti e foglie possono inoltre insorgere danni secondari derivanti dalla presenza di funghi patogeni e, al di sotto, può verificarsi la suberificazione. Queste tipologie di danni, che compromettono la qualità delle colture, ne impediscono la commercializzazione come frutti da tavola, con notevoli perdite per l’agricoltore.

Possibilità di debellazione

Per impedire alla cimice asiatica di infestare i prodotti agricoli europei, è necessario sviluppare strategie di lotta ma la ricerca è ancora all’inizio; attualmente esistono diverse opzioni e teorie al riguardo. Un metodo per minimizzare i danni di questo insetto consiste nella coltivazione di piante-trappola; questa strategia si basa sulla selezione del cibo da parte del parassita: in un’area destinata a una coltivazione principale (ad es. la mela in Alto Adige) si introduce una coltura secondaria (ad es. soia o girasole) su una superficie meno estesa. È fondamentale che la cultura secondaria sia più allettante per l’insetto. Successivamente è possibile trattare le piante-trappola con pesticidi o catturare le cimici con una rete. Un’ulteriore possibilità per impedire alla cimice di infestare le mele consiste nell’impiego di una rete apposita; un requisito per l’applicazione di questo metodo è la presenza di reti antigrandine alle quali vengono cucite quelle a maglie strette per impedire il passaggio degli insetti. Nell’agricoltura integrata i pesticidi chimici sono uno dei metodi più importanti per combattere parassiti e malattie di ogni tipo; quelli autorizzati nell’agricoltura IP hanno scarsa efficacia contro la cimice e l’effetto è di breve durata, perciò i trattamenti preventivi sono inutili. L’impiego massiccio di insetticidi privi di efficacia non è in linea con la produzione integrata e comporta costi aggiuntivi.

Antagonisti naturali

Sono già noti numerosi antagonisti ma il più efficace è la vespa samurai, la quale, sulla scorta di chemiorecettori ben definiti, segue l’“impronta chimica” della cimice asiatica e ne individua la covata; successivamente depone le proprie uova all’interno di quelle del parassita, dalle quali si schiudono gli insetti adulti che infine ne parassitizzano l’intero accubito. Un unico esemplare, delle dimensioni di pochi millimetri, può infestare fino a 42 uova. La vespa ha inoltre un ciclo di sviluppo molto più breve e può formarsi completamente a 25°C dopo soli 11 giorni, caratteristiche che permettono la moltiplicazione di numerose generazioni all’anno. Il problema è la sua assenza in Europa e l’importazione di specie non autoctone dall’UE è molto ben regolata e controllata; l’introduzione di un simile insetto esotico potrebbe rappresentare un pericolo per quelli autoctoni.

Previsioni future

Nel 2016 sono stati rinvenuti i primi esemplari di cimice asiatica in Alto Adige, riuscendo tuttavia a limitare l’effettivo danno economico fino a oggi. Nel frattempo, l’insetto si è diffuso e insediato nell’intera regione. Non è ancora chiaro quando e dove aspettarsi una riproduzione esponenziale. A fronte di una maggiore infestazione negli anni caldi, gli agricoltori saranno presto costretti a impiegare insetticidi; questa spesa aggiuntiva potrebbe innescare una spirale negativa dal momento che i pesticidi ad ampio spettro indeboliscono gli insetti utili e in questo modo aumenta la pressione degli altri parassiti. L’opzione delle piante-trappola non riuscirà ad affermarsi a causa della limitata, e quindi preziosa, superficie dell’Alto Adige e l’impiego delle reti è estremamente costoso e di difficile realizzazione su terreni ripidi. Da una prospettiva a lungo termine, il ricorso ad antagonisti naturali è l’unico metodo per tenere sotto controllo la cimice asiatica, perché forniscono la protezione ideale contro il parassita ed evitano l’utilizzo di insetticidi promuovendo così un’agricoltura sostenibile.

Fonte: Spektrum, EPPO Global Database, Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura, SuedtirolNews, Wikipedia, Foto: Fondazione Edmund Mach

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